La mentalità
del regime nord coreano non è di facile comprensione, pensare che un traditore
fuggito da dieci anni, dopo aver spiattellato ai quattro venti i segreti
familiari possa tranquillamente ritornare
senza alcuna conseguenza è quanto meno una situazione stramba e ancor più
è sospetto il fatto che alla sua famiglia non sia capitato nulla. Ciò non vuol dire
automaticamente che il nostro test sia uno sparaballe abituale ma rimane comunque
l'ombra della totale assenza di trasparenza nel suo operato.
Parliamo di Kenjy Fujimoto, nazionalità giapponese, professione cuoco; si trasferisce nel 1982 a Pyonyang dove lavora per un ristorante della capitale fino al 1988 quando diviene cuoco personale della famiglia Kim e servirà il futuro leader Kim Jong Il fino al 2001 quando preso ufficialmente un volo per il Giappone per effettuare delle compere non fece più ritorno.
Parliamo di Kenjy Fujimoto, nazionalità giapponese, professione cuoco; si trasferisce nel 1982 a Pyonyang dove lavora per un ristorante della capitale fino al 1988 quando diviene cuoco personale della famiglia Kim e servirà il futuro leader Kim Jong Il fino al 2001 quando preso ufficialmente un volo per il Giappone per effettuare delle compere non fece più ritorno.
In Giappone scrive
libri dove denuncia gli aspetti più imbarazzanti del Caro Leader, teme per la
propria vita, viaggiando sempre con un giubbotto antiproiettile, fino a quando
su invito del nuovo Leader Kim Jong Un torna a Pyonyang per una rimpatriata
organizzata dal regime e dalla sua famiglia in suo onore.
Il motivo? Boh
forse effettivamente ha avuto con il figlio di Kim Jong Il un rapporto
d'amicizia sincero che a differenza del padre trascendeva il tradimento, forse
è una semplice pedina del regime nord coreano... non lo sappiamo.
Ma più in generale
come tutti i defector Fujimoto ha informazioni che il mondo comune non conosce
e con pochi rischi di contradditorio, non è infatti facile confutare le
dichiarazioni dei fuoriusciti, ciò può incentivare l'inventiva e la
personalizzazione più che la corretta rappresentazione verità. Tra la salita al
potere nei ranghi del partito di Kim Jong Un e la morte di Kim Jong Il, Fujimoto era di fatto l'unica fonte per i media internazionali sul nuovo
leader. Kim Jong Un era assolutamente sconosciuto, di lui si avevano solo un
paio di foto d'infanzia, non si sapeva nulla sul suo carattere, sulla sua
personalità, sulla sua capacità di interagire e di controllare l'esercito e
l'apparato di potere nord coreano.
Su questo
argomento per questi mesi il monopolio dell'informazione è stato in mano al
cuoco giapponese di sushi, insomma un esempio di come possa essere messo nella
condizione di personalizzare, più che raccontare.
Ora si possono
avere tutte le idee che si vogliono riguardo i libri scritti da Fujimoto, se
rispecchiano la realtà o sono frutto della propria fantasia; non è facile avere
una precisa confutazione di tutte le sue dichiarazioni; ma quantomeno si può
epurare quei contenuti che sono palesemente infondati? Come si può dar credito
al personaggio quando descrive il comportamento di Kim Jong Il durante
la caduta di Saddam Hussein? (2003) Il nostro supertestimone era a Tokyo in
quel periodo non poteva sapere la reazione di Kim Jong Il alla caduta del
leader irakeno, almeno queste evidentissime invenzioni andrebbero corrette.
Purtroppo per
questo personaggio non si può distinguere la realtà dalla propaganda.
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