domenica 8 luglio 2012

Yodok



Lo ripeto nuovamente i campi di concentramento in Corea del Nord non esistono, ma non esistono proprio! Al massimo si parla di sistemi di rieducazione come indicato nell'articolo sul sito del compagno ex camerata (davvero ex? Come mai troppi che sostengono la causa arrivano proprio da lì?)  Alessandro Lattanzio che riprende gli intelligenti scritti del prof. Bruce Cumings la cui indipendenza di giudizio non può davvero essere messa in discussione, per esempio nel post indicato stabilisce partorisce questa grande scemen... ehm volevo dire grande e accurata intuizione sul cosidetto campo di Yodok: “Gli Acquari di Pyongyang sono una storia interessante e credibile, proprio perché, nel complesso, non fornisce quel resoconto terribile della repressione totalitaria che i suoi editori francesi volevano dare, e invece suggeriscono che dopo un decennio di carcere, ma con la famiglia vicina, è stato in grado di sopravvivere e senza necessariamente che ciò ne ostacolasse l’adozione dello status d’élite derivante dalla residenza a Pyongyang e dall’ingresso all’università. Nel frattempo abbiamo un infinito e sterminato gulag pieno di neri nelle nostre prigioni, incarcerando più del 25 per cento di tutti i giovani neri.
La storia: il sig. Kang un esponente comunista giapponese di origine coreana decise di emigrare in nord corea nel dopoguerra per costruire la nuova società socialista. Con il marescallo Kim va tutto bene fino al 1977 quando il sig. Kang sparì. Dalla sua imperiale magnificenza per il tradimento subito il Grande Leader decise secondo i vecchi codici degli imperi coreani una volta catturato il reazionario di mandare al trattamento tutta la famiglia per tre generanzioni, ovvero figli e nipoti, venne risparmiata la nuora perchè di casta pura pertanto più uguale degli altri. Non male nel campo di concentr. ops volevo dire di riabilitazione  venne mandato anche il nipotino Kang Chol-Hwan (autore una volta emigrato in corea del sud del libro "Gli Acquari di Pyongyang") di soli nove anni. Ma aveva la famiglia accanto tranne il nonno! Grande beneficio donato dal buon leader!
Pertanto una volta crepato il nonno e rilasciati i sopravvissuti, il fatto che il nipote sia rimasto vivo vuol dire che infondo i campo 15 non era così male se no sarebbe morto. Anche i sopravvissuti di Mathausen testimoniano che quel campo se esisteva non era di certo di concentramento, ma di villeggiatura, è la prova che con il duro si sopravvive, e poi che dire di Guantanamo e delle prigioni Americane?
Insomma per il “Cumings pensiero” i campi di prigionia devono fare solo morti
per essere degni di attenzione e poi comunque il peggio è sempre rappresentato sempre dagli Stati Uniti. Arruolato!


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